La parola dell’anno che deve far riflettere

L’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto “femminicidio” come parola dell’anno 2023. La scelta è stata motivata dalla necessità di porre l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere, in particolare sulla sua forma più estrema, ovvero l’uccisione di una donna per motivi legati al suo sesso.

Dal dizionario Treccani definizione della parola: femminicìdio s. m. – Termine con il quale si indicano tutte le forme di violenza contro la donna in quanto donna, praticate attraverso diverse condotte misogine (maltrattamenti, abusi sessuali, violenza fisica o psicologica), che possono culminare nell’omicidio.

La parola “femminicidio” è un neologismo di origine latina, composto da “femmin-” (femmina) e “-cidio” (uccisione). La prima volta che la parola “femminicidio” è stata utilizzata in un contesto accademico è stata nel 1992, in un articolo della criminologa femminista Diana E. H. Russell. Russell ha definito il femminicidio come “l’uccisione di donne da parte di uomini in quanto donne”. Il termine fa la sua comparsa nella nostra lingua solo nel 2001 ed è stato registrato nei Neologismi Treccani nel 2008.

In Italia, il numero di femminicidi è in aumento negli ultimi anni. Nel 2023, sono stati registrati 113 casi, un aumento del 10% rispetto al 2022.

La scelta di “femminicidio” come parola dell’anno da parte della Treccani è un atto importante che contribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema grave e diffuso. La parola “femminicidio” aiuta a comprendere che l’uccisione di una donna non è un semplice crimine, ma un atto di violenza misogina e patriarcale che va combattuto.

Il fenomeno del femminicidio, è infatti, strettamente intrecciato con una mentalità patriarcale che, purtroppo, persiste tuttora in Italia e in molte parti del mondo. Questa connessione rivela una triste realtà in cui le disuguaglianze di genere, il controllo maschile e una visione retrograda della donna contribuiscono a creare un ambiente fertile per la violenza contro le donne, ma di questo ne parleremo in un altro articolo dedicato.

La Treccani ha inoltre lanciato una campagna di comunicazione #leparolevalgono, volta a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua. La campagna si concentra su alcune parole che sono legate a temi importanti, come la violenza di genere, il razzismo e l’omofobia.

Il femminicidio ha un impatto devastante sulle donne e sulle loro famiglie. Le donne che sono uccise dai loro partner o da altri uomini spesso hanno subito anni di abusi prima della loro morte. I loro familiari devono affrontare il dolore e il trauma della perdita di una persona cara, spesso in circostanze terribili.

Esistono diverse cose che possono essere fatte per combattere il femminicidio (anche se c’è ancora da lavorare parecchio). Tra queste:

  • Educazione: già dalla tenera è importante educare i bambini ad avere rispetto per le donne. Questo perché quando sono piccoli imparano dai modelli che girano intorno a loro. Se i bambini vedono gli adulti trattare le donne con rispetto, è più probabile che imparino a fare lo stesso.
  • Legislazione: le autorità devono indagare sulla denuncia rapidamente e in modo efficace. Ciò aiuterà a garantire che la donna non si debba sentire in pericolo e che l’autore della violenza venga subito allontanato senza possibilità di avvicinarsi, cosa che però spesso non accade.
  • Supporto alle vittime: è importante fornire supporto alle donne che hanno subito violenza.

La scelta di “femminicidio” come parola dell’anno da parte della Treccani è un passo importante nella lotta contro questo fenomeno. La parola aiuta a sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema grave e diffuso che non si riesce ancora ad abbattere.

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Luisa Fascinelli