Sindacati in rivolta dopo l’ennesima morte sul lavoro, a maggior ragione questa volta perché l’uomo deceduto lavorava a 76 anni in un cantiere autostradale. Luigi Bernardini aveva la necessità di mantenere un’occupazione, in quanto la pensione minima non copriva le esigenze finanziarie della famiglia. A quanto si apprende il suo lavoro era completamente in linea con le normative, con regolari controlli medici ogni sei mesi e la partecipazione a corsi sulla sicurezza. La sua mansione consisteva nel vigilare il cantiere in cui operava durante le ore in cui gli altri operai non erano in servizio.

Luca Maestripieri, il segretario della Cisl, ha dichiarato che non dovrebbe essere permesso ai lavoratori di proseguire fino alla fine dei loro giorni, raccapricciante che quell’uomo, di quella età, fosse costretto a lavorare quando, avrebbe preferito starsene a casa e godersi la famiglia dopo una vita di sacrifici. Ha inoltre sollecitato il governo a prendere coscienza del fatto che la sicurezza nei luoghi di lavoro è inefficiente e a intraprendere provvedimenti immediati e risoluti.

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articolo attuale: Indignazione per l’operaio di 76 anni morto su l’A12, ID: 2283

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Anche Cgil e Uil Liguria hanno commentato questo incidente mortale “di una gravità indescrivibile” specialmente per tutti quelli come loro, che quotidianamente si scontrano con una battaglia impari contro il profitto.

Il presidente della Regione, Giovanni Toti, ha dichiarato: “Se l’operaio era al lavoro, spero che siano state rispettate le condizioni di legge richieste; in caso contrario, la magistratura dovrà intervenire. Anche il presidente Mattarella ha sottolineato più volte, che le morti sul lavoro rappresentano una tragedia nazionale. È essenziale ridurre il peso di questa tragedia, che non può essere un sottoprodotto della crescita e dello sviluppo economico. Questo obiettivo richiede controlli rigorosi, l’attribuzione di responsabilità sia alle aziende che ai lavoratori, e una formazione adeguata tramite corsi specifici, messi a disposizione dalla regione, per migliorare le competenze professionali e ridurre il rischio di incidenti. Non esiste una soluzione miracolosa, altrimenti non saremmo qui a discutere il problema. Quello che serve a tutti è un impegno costante, sensibilità e azione concreta per ottenere risultati il prima possibile.

In ogni caso se il povero uomo avesse avuto una pensione dignitosa non sarebbe morto; oltretutto il suo impiego non era assolutamente adatto a una persona di quell’età. Lo stato e le regioni si devono impegnare affinché fatti di questa portata non accadano più, ma finchè la disuguaglianza sociale esisterà, nulla potrà cambiare.

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Luisa Fascinelli