Danila Pescina psicoterapeuta: come affrontare la dipendenza affettiva

Danila Pescina criminologa
Golfo dei Poeti news
La dottoressa Danila Pescina

Intervista alla psicoterapeuta Danila Pescina sulla dipendenza affettiva


Tutti i giorni si legge di violenza sulle donne. Come invertire questa spirale? È giunto a proposito un incontro il 18 marzo scorso a Milano sul tema: “Stop alle violenze di genere, formare per fermare”. Verissimo! Formare per fermare è la via giusta e di questo ci parla la psicoterapeuta criminologa Danila Pescina, una delle relatrici del convegno.

La dottoressa è stata disponibile a rilasciarci un’intervista sulla dipendenza affettiva, da pubblicare sia sul nostro sito web Golfo dei Poeti news che su Lerici In. Desideriamo ringraziarla per i preziosi consigli che ha fornito ai nostri lettori.

Formare X fermare 
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La dott.sa Danila Pescina è psicologa, criminologa e psicoterapeuta. Specialista in Psicoterapia Breve ad Approccio Strategico. Esperta in Psicologia delle Dipendenze. Università degli Studi Internazionali di Roma – UNINT- Giudice Onorario del tribunale di sorveglianza di Milano.

D.: Quali sono gli indizi che una relazione affettiva potrebbe diventare dannosa o tossica?
R.: Sono diversi i segnali che fanno capire che vi state imbattendo in una relazione tossica. All’inizio certi uomini sembrano principi azzurri, mostrando una propensione a dedicare maggior tempo e attenzione rispetto agli uomini non tossici e di conseguenza la donna può cadere più facilmente nella rete. Man mano che il rapporto diventa più esclusivo, i  partner tendono ad essere sempre più disponibili e presenti nella gran parte della giornata, non solo fisicamente ma anche emotivamente, richiedendo molte attenzioni e una presenza costante. Iniziano a emergere comportamenti che portano a farvi tagliare fuori dalle amicizie, per esempio a escludere altre persone, vogliono essere loro al centro della vostra vita, isolarvi da quelle che erano le amiche, i colleghi di lavoro; cominciano a parlarne male, magari anche della vostra famiglia. Più la relazione continua a prendere piede, più cominciano ad avere anche degli atteggiamenti di ossessività e di gelosia. In un primo momento più mascherata, che non viene subito percepita come gelosia pericolosa, ma in realtà dove c’è della ossessività la gelosia diventa assolutamente pericolosa.


D.: Quali sono i comportamenti tipici dei soggetti pericolosi o manipolativi all’inizio di una relazione?
R.: È essenziale riconoscere i segnali fin dall’inizio: per esempio, se cominciate a percepire campanelli d’allarme riguardo alla richiesta eccessiva di attenzioni e tempo da parte di quest’uomo, che crea un vuoto intorno a voi, anche se può riguardare degli hobby o delle passioni che avete sempre coltivato. Tutto questo tempo che vuole venga investito solo verso di lui comincia a essere un problema e deve essere già un campanello d’allarme. E come si riconosce questa dipendenza affettiva? Affrontandola, mettendo dei paletti, mantenendo e preservando la propria autonomia in primis, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista relazionale-affettivo. Essere autonome nel mondo, autonome nelle proprie scelte, autonome nello scegliere di vedere altre persone, senza chiaramente mancare di rispetto alla relazione, che questo sia sempre molto chiaro. Avere relazioni esterne alla coppia non è una mancanza di rispetto nei confronti della coppia o dentro la coppia: è un preservare anche la propria individualità. L’importante è che all’interno di una relazione ci sia una solida base di condivisione, di dipendenza reciproca, del benessere dell’altro, ma non deve mai raggiungere l’esclusività assoluta della propria esistenza nelle mani del partner, questo assolutamente no. Mettete un freno e imparate a riconoscere i segnali che indicano quando una relazione sta diventando troppo chiusa, troppo esclusiva e controllante.

D.: Come possiamo aiutare le donne a riconoscere e affrontare la dipendenza affettiva?
R.: Intanto è importante che le donne imparino  a tutelarsi da questi  amori malsani, malati e tossici. Proteggersi implica anche condividere con i familiari e amicizie fidate quello che si sta vivendo e valutare se c’è la possibilità di allentare la morsa di una relazione che diventa sempre più opprimente. È fondamentale, soprattutto quando ci si rende conto che non si tratta dell’amore giusto, imparare a lasciare andare, a chiudere una relazione, a imparare a dire basta. Bisogna capire se quella relazione è ciò che realmente desiderate o se invece diventa una fonte continua di sofferenza e compromessi che non volete. Nella relazione si è in due ed è un gioco che coinvolge un po’ come il tango, è un ballo che va vissuto insieme e non un ballo dove vi sentite costrette e soffocate, questo è del tutto da evitare. Mai perdere di vista i vostri obiettivi, sogni e indipendenza, oltre alla dipendenza relazionale.

Dipendenza affettiva 
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D.: Quali sono le strategie pratiche che le donne possono utilizzare per proteggersi e mantenere la propria sicurezza emotiva in una relazione?
R.: È basilare imparare a riconoscere le situazioni pericolose prima che si aggravino. Anche senza considerare i casi in cui il partner arrivi a mettere le mani addosso alla donna, è importante ricordare che nessun gesto violento è giustificabile, neanche la violenza verbale, che non deve essere mai giustificata. Il primo schiaffo dovrebbe farvi capire che non è né la persona giusta né la relazione giusta. Il primo schiaffo sarà l’inizio di qualcosa che risulterà difficile da concludere in seguito. Dovete essere in grado di chiudere il libro quando avete finito di leggerlo, scrivere la parola “fine” su quella relazione tossica e uscire da essa.

D.: Come possiamo incoraggiare le donne a fidarsi dei propri istinti e a porre attenzione ai segnali di allarme in una relazione?
R.: Non dovete permettere alle relazioni tossiche di farvi isolare. Sentitevi libere di parlare apertamente di eventuali dubbi o preoccupazioni, specialmente all’inizio della relazione, con amici, familiari e persone di fiducia. Condividere i vostri dubbi, le perplessità e gli enormi punti interrogativi vi può aiutare a comprendere meglio se quella relazione è davvero positiva per voi. Dovete essere consapevoli che all’interno della coppia potrete non percepire il fatto che la relazione sia tossica. La cosa più importante è comprendere sin dall’inizio come allontanarvi da chi vi fa del male, sia fisicamente che emotivamente o psicologicamente. L’uomo che ama davvero non sente il bisogno di incutere insicurezza nella sua compagna né di esigere un’esclusività che la isoli completamente dagli altri, come amici, familiari o colleghi di lavoro.
Chi ama davvero rispetta le scelte dell’altro e anche il suo tempo libero e i suoi hobby. Ricordatevi che una relazione sana non si basa solo sulla chiusura, ma anche sul condividere, non isolandovi all’interno della relazione.

D.: Nel femminicidio di Giulia Cecchettin, il suo ex fidanzato le aveva fatto credere che lui si sarebbe fatto del male se lei non lo avesse più voluto vedere, l’ha ingannata bene, come poteva Giulia capire che le intenzioni malevoli non erano di autolesionismo ma bensì su di lei?
R.: Non cadere nel tranello delle minacce, assolutamente no. Se un uomo comincia a intimorare con frasi come: “senza di te muoio”, “senza di te mi ammazzo”, capire subito che non sono comportamenti che possano sostenere una relazione sana. Questo è stato evidente anche nel caso di Giulia Cecchettin, estremamente preoccupata per il suo fidanzato fragile che minacciava di non farcela senza di lei e che comunque voleva ritornare insieme a lei. Ricordatevi, donne, che la vostra vita deve essere sempre al primo posto, così come la vostra vita sentimentale, affettiva e la vostra serenità personale. La vita dell’altro non può essere al primo posto. Diventa un ciclo in cui potreste costantemente trovarvi intrappolate e soggette a questa forma di dipendenza affettiva.
Imparate a dire basta, imparate a gestire la distanza e a preservare prima di tutto la vostra salute. L’altra persona deve chiedere aiuto, deve farsi aiutare. È fondamentale non accettare mai l’ultimo incontro “chiarificatore”. Non accettare mai “l’ultima volta per chiarire la nostra situazione”. L’ultimo incontro è sempre troppo pericoloso. Se dovete andare all’ultimo appuntamento, portate con voi qualcuno di fidato, non andate mai da sole. Se vuole parlare, benissimo, potete parlare anche in un centro commerciale, con 100 persone attorno. Non cedete mai al passaggio in macchina o “all’incontriamoci da soli da qualche parte per parlare”. Se una storia è finita, tutto questo non serve, se non a farsi solo male o a ricevere del male.

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Per contattare la dott.sa Danila Pescina la sua e-mail: danila.pescina@gmail.com

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Luisa Fascinelli

La dottoressa durante l’intervento all’evento “Fermare per fermare”