Il governatore Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio per corruzione, attraverso il suo avvocato Stefano Savi, ha richiesto il 22 maggio l’applicazione della Riforma Cartabia. In particolare è stato chiesto di retrodatare la sua iscrizione nel registro degli indagati, nel contesto dell’inchiesta sul voto di scambio aggravato da circostanze mafiose, al 2020 o al massimo al 2021, invece che al 2023.
Se il giudice non avesse respinto la richiesta, sarebbero state invalidate una serie di intercettazioni effettuate durante le indagini recenti.
In questo modo, le indagini avrebbero dovuto concludersi prima e tutti gli atti, incluse numerose intercettazioni, compiute successivamente a tale termine sarebbero state annullate. Tra queste vi era una conversazione con il suo allora capo di gabinetto Matteo Cozzani (anch’egli ai domiciliari) in cui discutevano di contattare i fratelli Angelo e Maurizio Testa (anch’essi indagati). “Mi squartano”, aveva risposto Cozzani, al che Toti aveva replicato, “ma perché non gli abbiamo dato dei soldi?”.
Il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni ha respinto l’istanza, spiegando innanzitutto che il procedimento è stato avviato prima dell’introduzione della riforma Cartabia, la quale non è quindi applicabile. Inoltre, ha sottolineato che il nuovo comma 1 bis dell’articolo 335 del codice di procedura penale prevede che il pubblico ministero deve procedere all’iscrizione del nome della persona a cui è attribuito il reato soltanto quando risultino “indizi a suo carico e non meri sospetti”.
Il giudice ha evidenziato che l’iscrizione del nome di una persona nel registro degli indagati, data la delicatezza dell’atto e le conseguenze che ne derivano, deve essere basata su un attento scrutinio degli atti. Questo processo può richiedere valutazioni complesse e un approfondito studio e controllo della documentazione acquisita, da valutare in modo unitario.
Nel frattempo, Paolo Emilio Signorini (ex presidente dell’autorità portuale ed ex amministratore delegato di Iren) ha presentato, tramite i suoi avvocati Mario ed Enrico Scopesi, appello contro la revoca degli arresti domiciliari, per il riesame dovranno attendere circa un mese.
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