La resilienza di Daniela Di Maggio
La vita di Daniela Di Maggio è stata sconvolta il 31 agosto 2023, quando suo figlio Giovanbattista Cutolo, conosciuto da tutti come Giogiò, è stato ucciso davanti a un pub in piazza Municipio a Napoli. Frequentava l’ultimo anno di studi al Conservatorio di San Pietro a Majella, faceva parte della Nuova Orchestra Scarlatti e da tre anni dell’orchestra di base al Teatro Ariston durante il Festival di Sanremo.
Il giovane musicista si trovava con alcuni amici quando una lite per futili motivi è degenerata in tragedia: Giogiò è stato colpito a morte da tre colpi di pistola esplosi da un minorenne.
Il 19 marzo il giovane di 17 anni è stato condannato a 20 anni di carcere. A febbraio, Daniela Di Maggio è stata invitata da Amadeus al Festival di Sanremo. Sul palco dell’Ariston, ha emozionato tutti i telespettatori con un toccante ricordo del figlio. Tra le lacrime, lo ha pianto e, in un certo senso, lo ha sentito esibirsi in quel luogo dei sogni che tanto aveva desiderato.
Daniela Di Maggio ha rilasciato un’intervista esclusiva a Lerici In e Golfo dei Poeti news: un colloquio commovente e profondo, che ci offre spunti di riflessione sulla difficile tematica del recupero dei minori che hanno commesso reati o che potrebbero commetterli.
D.: Puoi condividere con noi qualche ricordo speciale di tuo figlio e del suo talento musicale?
R.: Giogiò aveva un talento fuori dal comune. Anche quando era più piccolo e frequentava la Scarlatti Junior, veniva già chiamato nella classe superiore Senior perché aveva un’attitudine indiscussa. Mi farebbe molto piacere ricordare un episodio che mi ha raccontato il maestro del corno di Posillipo riguardante Giogiò, quando andò a suonare insieme al suo maestro, Luca Martingano. Nella chiesa dove si sarebbe tenuto il concerto, si mise a sistemare le sedie. Quando arrivò il maestro Greco, gli disse che avrebbe dovuto sistemare anche l’altra fila di sedie perché sarebbero arrivati altri invitati, e lui rispose: “Guardi, maestro, io sono il secondo corno.” Il professore rimase sbalordito dall’umiltà di questo ragazzo. Nonostante fosse un musicista di talento, che componeva dalla tenera età di 15 anni, trascrivendo partiture e dedicandosi alla composizione, mostrava la modestia di sistemare le sedie e i banchi nella chiesa.
D.: Quali sono stati i momenti più difficili che hai affrontato dopo la morte di Giogiò, come hai fatto a superarli?
R.: Uno dei momenti più difficili dopo la morte di Giogiò è stato accettare la grande ingiustizia. Non potevo sopportare che il male avesse ucciso il bene, che un ragazzo di 17 anni proveniente da ambienti di malavita, di violenza, si fosse incontrato, quella maledetta notte, con mio figlio: un ragazzo di talento che amava la musica, l’arte in tutte le sue declinazioni, che aiutava gli altri, che era sempre inclusivo. Momenti brutti segnati dalla rabbia che una tragedia del genere fosse accaduta a mio figlio. Ancora adesso ci sono momenti molto tristi, ma io li combatto pensando alla forza che mi dà mio figlio nel portare avanti quello che lui amava: il progetto della musica, il progetto dell’arte, il progetto della bellezza. Superarli è davvero dura, ma poi penso a mio figlio e a cosa avrebbe fatto al posto mio. Ricordo quando a volte i suoi amici lo chiamavano e gli dicevano: “abbiamo bisogno del Giogiò pensiero“, perché lui aveva sempre un’intuizione, una sintesi, una parola giusta. Spesso mi ritrovo a pensare a mio figlio e a chiedergli ispirazione: “cosa faresti tu al mio posto?” E lui mi risponde: “mamma, vai avanti”. Ed è questo che mi aiuta a non mollare e superare i momenti difficili.
D.: Come hai reagito quando hai scoperto che l’assassino di tuo figlio Giogiò era un minorenne che portava un’arma carica?
R.: Quando mi hanno detto che era stato un minorenne armato, che era già dall’età di 14 anni un pluripregiudicato, che aveva commesso un tentato omicidio, truffato persone anziane e faceva parte di una banda di rapinatori di Rolex, mi sono arrabbiata profondamente. Ho pensato che lo Stato avrebbe dovuto intervenire, perché un ragazzo così giovane e violento non può essere lasciato libero. Purtroppo mi sono scontrata con un sistema legislativo che protegge fortemente i minori. Bisognerebbe considerare che quando un minore commette crimini gravi, dovrebbe essere valutato anche in base alla sua maturità psicologica e cognitiva, non solo all’età cronologica. Farò di tutto per cercare di cambiare questa legge, ritengo sia incompatibile con la realtà dei giovani di oggi e che debba essere assolutamente riformata.
per la Festa della Mamma
D:. Quali sono le iniziative o i progetti che stai portando avanti per onorare la memoria di tuo figlio e per sensibilizzare i giovani su tematiche come la violenza e l’importanza del rispetto e dell’empatia verso gli altri?
R:. Da nove mesi, dopo la tragedia di Giogiò, ho iniziato a sensibilizzare i ragazzi nelle scuole con l’esempio di mio figlio Giovanbattista Cutolo, medaglia d’oro al valor civile, un ragazzo che ha dimostrato grande coraggio e altruismo. Sono stata in Abruzzo, nel Lazio e in Calabria. Sto promuovendo la creazione di laboratori musicali negli istituti scolastici, perché credo che la musica e le orchestre dedicate a Giogiò possano aiutare i giovani a distanziarsi dalla noia, dalle cattive compagnie e dall’uso eccessivo dei device. Queste iniziative mi rendono orgogliosa e piena di gioia, scaldano il cuore: mi aiutano a sopportare il dolore immane dell’assenza di mio figlio.
D.: Qual è stata la tua fonte di ispirazione e sostegno nei momenti più di sconforto? R.: La mia fonte di sostegno proviene direttamente dalla memoria di mio figlio e dalla sensazione della sua presenza. Con lui, ogni giorno diventava speciale: suonava il pianoforte, la tammorra e il corno, riempiendo la casa di gioia e bellezza. Ora, la sua assenza lascia un vuoto profondo, un buco nero nella mia vita. Il ricordo costante di quei momenti di bellezza che lui mi regalava continua a essere la mia ispirazione.
vivono con Daniela Di Maggio
D.: Il 15 novembre è diventato legge il decreto Caivano, anche conosciuto come decreto Giovanbattista Cutolo, che rappresenta un’importante iniziativa governativa per contrastare la violenza giovanile e il fenomeno delle baby gang. Ritieni che queste misure siano sufficienti a persuadere i minorenni a non commettere più reati?
R.: Mi sono impegnata ostinatamente per correggere una serie di incongruenze nella legge sui minori, che purtroppo non tiene conto delle realtà attuali. Attualmente, ci troviamo ancora in una situazione difficile. Minorenni di 17, 16 e 15 anni commettono crimini violenti, consapevoli di rimanere impuniti, generando sacche di violenza in tutta la nazione, non solo nelle grandi città come Napoli, Milano, Genova o Palermo, ma in tutto il Paese. Questo problema è trasversale e l’impunità di questi giovani li fa sentire onnipotenti, il che è estremamente preoccupante. Ritengo sia assolutamente necessario ridurre l’età punibile per affrontare questa piaga dilagante.
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Luisa Fascinelli
Qui di seguito alcuni video in memoria di Giovanbattista Cutolo – Giogiò
Daniela Di Maggio in memoria di Giogiò Giovanbattista – Cutolo al Festival di Sanremo 2024 al Teatro Ariston.